Perché è importante un excursus sul tema della cultura civica? Perché la questione è più che mai attuale ed anzi, per dirla con Berman, ha risvolti rivoluzionari se la si pone in rapporto allo stato in cui oggi versa il dibattito pubblico e l’azione politica. Se vogliamo tornare a formare dei public-spirited citizens occorre essere consapevoli di cosa la storia ci insegna e di come le idee e i valori sono mutati. Non è pensabile promuovere l’impegno civico senza un’idea di cultura civica, e questa – come si è visto – non è un concetto immutabile e permanente.
Guardando oggi alle nostre città, con il loro repertorio di “lasciti materiali” del welfare novecentesco (caserme, colonie, scuole, ospedali, edifici di servizio non più utilizzati per le loro funzioni originarie) si ha la rappresentazione plastica di un enorme serie di opportunità su cui sperimentare in concreto il valore trasformativo di un approccio che vede dentro il bene pubblico il potenziale di un bene comune (ma il discorso si potrebbe estendere anche ad una miriade di beni di proprietà privata, svuotati dei loro usi risalenti ad una fase passata dell’edilizia industriale).
Il tema del riuso di tali beni, che marcia di pari passo con la riqualificazione delle nostre città, si intreccia con quello del ruolo dei cittadini e della loro capacità di iniziativa in nome dell’interesse pubblico. E ad entrambi occorre una base robusta di cultura civica, che in questo nostro presente richiede di riportare il discorso sulla natura della democrazia al livello dell’esperienza comune. Perché il tema della gestione dei beni comuni è solo un aspetto, sia pure tra i più appariscenti, tra quelli in cui è richiesta una nuova stagione di azioni civiche. L’impegno civico ha uno spettro molto più ampio di ambiti in cui può essere esercitato: dalla rivitalizzazione degli spazi urbani al welfare di comunità, dalla cura del patrimonio culturale al contrasto alla povertà, dalle forme di solidarietà sociale più locali alle iniziative che guardano alla coesione sociale dell’intero paese.
Per troppo tempo è mancato, nel nostro paese, un dialogo pubblico capace di creare una visione comune. Ed è qui appunto che occorre lavorare: su un senso civico diffuso, ripensato per questo tempo, più ricco di significati da sperimentare nella vita di ogni giorno. Un senso civico per il nostro tempo su cui tornare a convergere.
(Gianluca Salvatori)
Testo inedito tratto dall’intervento di Gianluca Salvatori per il seminario pubblico “Seminare cultura. I beni comuni e le pratiche creative”, 19/20 marzo 2019, Triennale di Milano, nell’ambito del corso di formazione Out of place, a cura di Connecting Cultures.
Testo pubblicato da Connecting Cultures con licenza (CC BY-NC-SA 4.0).
Ph. Serve cultura civica per far evolvere la democrazia deliberativa in democrazia contributiva. (foto G. Sotíres)
PDF del testo completo di Gianluca Salvatori
Gianluca Salvatori è Segretario Generale di Euricse – Istituto Europeo di Ricerca sull’Impresa Cooperativa e Sociale. Negli ultimi venti anni ha praticato il campo dell’innovazione da diversi fronti e con vari approcci, accumulando una discreta esperienza pratica e teorica. Prima in un centro di ricerca tecnologica, oggi conosciuto come Fondazione Bruno Kessler, poi in veste di regolatore, come assessore alla ricerca e innovazione. Dal 2009 al 2014 ha ricoperto il ruolo di presidente e amministratore delegato di Progetto Manifattura, un progetto dedicato alla ristrutturazione di un sito industriale che oggi ospita un “innovation hub” per la Green Economy. Dal 2015 è impegnato nella costituzione della Fondazione Italia Sociale, istituita dalla legge di riforma del Terzo Settore e operativa da dicembre 2017.