Come immaginiamo oggi il Mediterraneo? Cosa rimane nella percezione comune di noi “mediterranei” della ricchezza di civiltà passate e presenti, delle sue risorse naturali, delle sue rive ancora oggi popolate di ulivi e lecci secolari che scendono fino al mare, come ai tempi di Ulisse, ma oggi diventati luogo di atterraggi di fortuna di popolazioni in fuga da zone di conflitto e dalla fame anche a causa di cambiamenti climatici?
Oggi quel Mar Mediterraneo – letteralmente “tra le terre” – è un’eredità complicata, di idee, di immagini, sentimenti contrastanti. Non solo gli uomini ma anche la flora e la fauna sfidano ogni confine contaminandosi. Il mondo è diventato poroso, fragile ma non per questo più interconnesso né accogliente.
Come possiamo ripensare oggi l’eredità di quel Mare di mezzo, che sia memore di quelle antiche civiltà e che diventi una risorsa necessaria per costruire una nuova idea di cittadinanza mediterranea?
Au Revoir ha raccolto intorno a sé studiosi, curatori, geografi, botanici, specialisti di diritti umani, direttori di museo, migranti dell’Africa del Nord in un ritratto corale del Grande Mare, un incontro tra le culture che ponga le basi di un rinnovato scambio di esperienze e di visioni. A partire dal Progetto Au Revoir, viaggio che attraversa in lungo e in largo il Mediterraneo alla ricerca di quelle contaminazioni e ibridazioni da Sud a Nord ma anche vice versa, da Est a Ovest e ritorno, vorremmo proporre un approfondimento sull’identità del Grande Mare accogliendo anche altri contributi in grado di portare alla reinvenzione di un lessico quotidiano, al posto delle parole d’ordine dominanti. Non un dualismo tra confini aperti o chiusi, società semplici o complesse, tra antico e moderno, civiltà del Nord e del Sud, ma un universo ricco di biodiversità, di culture in dialogo e in divenire, di nuovi innesti e scambi laddove le popolazioni s’incontrano e si contaminano.
Opera: Ettore Favini, Cammed, 2020