Si chiamano Adama, Alima, Alpha, Arooj,  Habib, Mactar, Laila, Nagwa, Chica e Yaisin e sono venuti in Italia attraverso tanti percorsi e tanti paesi differenti: Marocco, Egitto, Togo, Nigeria, Pakistan, Afghanistan, Senegal, Gambia e Guinea. Sono le donne e gli uomini che hanno realizzato le sedie di Please Sit la collezione di design sostenibile ideata da Denise Bonapace per il progetto di Connecting Cultures Sartoria Migrante.

Sono tutti artigiani e sarti di esperienza, segnalati dalle associazioni impegnate nel sociale che hanno risposto alla call di Connecting Cultures per la creazione del gruppo di lavoro finalizzato al progetto.
Si sono incontrati per la prima volta nel laboratorio sartoriale allestito nella sede di Connecting Cultures in via Merula, una cascina tra le rogge del Naviglio Grande: dieci persone di età, nazionalità, esperienze diverse, ognuno con la sua storia, ognuno con un bagaglio di competenza da mettere in gioco per un progetto finora inedito di design sostenibile realizzato con tecniche esclusivamente artigianali.
Dieci persone che dopo avere ascoltato da Denise Bonapace la descrizione del progetto e la sua finalità lo hanno subito fatto loro, scegliendo i modelli sui quali lavorare e proponendo eventuali modifiche o tecniche di lavorazione apprese nei paesi di provenienza.

Adama, Alima, Alpha, Arooj, Habib, Mactar, Laila, Nagwa, Chica e Yaisin  hanno lavorato con serietà e in armonia, portando avanti il loro compito senza sbavature, affidandosi con fiducia alle indicazioni della “maestra”, l’appellativo attribuito dal gruppo a Denise Bonapace. Al termine dei lavori, “la maestra” ha chiesto ad ognuno degli artigiani di dare un nome alle sedie che avevano realizzato e di disegnarne il bozzetto. E’ quello il nome che troverete sul passaporto, il documento di identificazione che accompagna ogni sedia e che ne racconta la provenienza, la lavorazione, i materiali utilizzati, il designer e l’artigiano che lo ha realizzato.

Please Sit per Sartoria Migrante, prima che un progetto di design sostenibile ha rappresentato per tutti coloro che vi hanno partecipato un’esperienza umana intensa, un’occasione di scambio autentico tra persone di culture ed età diverse, unite dall’obiettivo di realizzare qualcosa di bello e di unico. 

Foto di Max Monnecchi